Che cosa è l'agricoltura?

L’agricoltura è quell’insieme di tecniche impiegate dall’uomo per interagire con gli ecosistemi terrestri al fine di produrre 

  1. piante,
  2. funghi e
  3. animali 

utili all’uomo.

LA RIVOLUZIONE Agricola

Per comunicare la potenza distruttiva dell’agricoltura sugli ecosistemi e, in particolare, dell’agricoltura intensiva o industriale che dir si voglia, mi piace sempre citare un estratto del libro “The Vegetarian Myth: Food, Justice, and Sustainability“. 

È un libro del 2009 scritto da Lierre Keith e pubblicato da PM Press.

In esso, Lierre Keith riporta vivacemente il suo pensiero su come opera la natura e, al contrario, su come opera l’uomo in agricoltura intensiva.

“Start with a piece of land—a forest, a prairie, a wetland.

In its native state the land is covered with a multitude of plants, working in concert with the microfauna—bacteria, fungi, yeasts—and with animals from insects to mammals. The plants are the producers, turning sunlight into mass, creating both the oxygen-rich atmosphere for the rest of us to breathe, and the topsoil on which the rest of us depend.

This is called a perennial polyculture.

Perennial because most of the plants live many years, sequestering carbon in their cellulose bodies, forming miles of vast root systems through the soil.

Polyculture because there’s so many of them, all cooperating, competing, contributing; all filling a niche with a necessary function.

Perennial polycultures are how nature protects and builds topsoil, how life has organized itself to produce more.

This is what agriculture is: you take a piece of land and you clear every living thing off it, down to the bacteria. Then you plant it to human use with a tiny handful of species, often endless miles of a single plant like corn, soy, wheat. The animals are killed, often into extinction. They simply have nowhere to go.

  • There were somewhere between 60 and 100 million bison in the United States in 1491. Now there are 350,000 bison, and only 12 to 15,000 of those are pure bison that were not crossbred with domestic cattle.
  • The land held between 425,000 and a million wolves; only 10,000 now remain.
  • Some species of ground-dwelling birds were wiped out before they even had names (European names, that is; I’m sure the indigenous peoples knew what to call them).
  • The North American prairie has been reduced to 2 percent of its original size and the topsoil, once twelve feet deep, can now only be measured in inches.

Agriculture is based on annual monocrops, the precise opposite of perennial polycultures, and it does the opposite of what nature does: it destroys topsoil.
“The deterioration of the soil is the inescapable injury of agriculture to the environment,” writes Steven Stoll.

Or as Tom Paulison puts it, “The planet is getting skinned.”
 
Agriculture is a catastrophe that never allows the land to heal.
And keeping the ground bare involves enormous effort.  Because life wants to live.  The trees keep trying to make a forest, the grasses want their prairie, and the waters ache for a wetland. 
Abandon cleared land in New England, and you’ll get pokeberry and brambles, then sumac and birch, then maples and oaks and pines. In five years it’ll be covered in saplings; in ten years they’re too big to cut with a handsaw. This is the earth protecting itself, covering its body in a living armor of green.
But its armor isn’t thick enough, not when the assailants are humans.
Agriculture is more like a war than anything else, an all-out attack on the processes that make life possible. And agriculture isn’t quite a war because the forests and wetlands and prairies, the rain, the soil, the air, can’t fight back.
Agriculture is really more like ethnic cleansing, wiping out the indigenous dwellers so the invaders can take the land.
It’s biotic cleansing, biocide.
“In the history of civilization … the plowshare has been far more destructive than the sword.”
It is not non-violent. It is not sustainable. And every bite of its food is laden with death.

Traduzione

“Iniziate con un pezzo di terra, una foresta, una prateria, una zona umida.

Nel suo stato originario il terreno è ricoperto da una moltitudine di piante, che lavorano in concerto con la microfauna – batteri, funghi, lieviti – e con gli animali, dagli insetti ai mammiferi. Le piante sono i produttori, trasformano la luce del sole in massa, creando sia l’atmosfera ricca di ossigeno che il resto di noi respira, sia il topsoil da cui il resto di noi dipende.

Questa è chiamata policoltura perenne.

Perenne perché la maggior parte delle piante vive molti anni, sequestrando il carbonio nei loro corpi di cellulosa e formando chilometri di vasti sistemi di radici nel terreno.

Policoltura perché ci sono così tante piante diverse, che cooperano, competono, contribuiscono; tutte riempiono una nicchia con una funzione necessaria.

Le policolture perenni sono il modo in cui la natura protegge e costruisce il suolo, in cui la vita si è organizzata per produrre di più.

L’agricoltura è questo: si prende un pezzo di terra e lo si ripulisce da ogni essere vivente, fino ai batteri. 

Poi lo si pianta per uso umano con una piccola manciata di specie, spesso chilometri infiniti di un’unica pianta come mais, soia, grano. 

Gli animali vengono uccisi, spesso fino all’estinzione. Semplicemente non hanno un posto dove andare.

– Nel 1491 negli Stati Uniti c’erano tra i 60 e i 100 milioni di bisonti. Ora ci sono 350.000 bisonti, e solo 12-15.000 di questi sono bisonti puri, non incrociati con bestiame domestico.

– La terra ospitava tra i 425.000 e il milione di lupi; oggi ne rimangono solo 10.000.

– Alcune specie di uccelli che vivono al suolo sono state spazzate via prima ancora di avere un nome (nomi europei, cioè; sono sicuro che le popolazioni indigene sapevano come chiamarle).

– La prateria nordamericana si è ridotta al 2% delle sue dimensioni originarie e il topsoil, che una volta era profondo tre metri, ora può essere misurato solo in pollici.

L’agricoltura si basa su monocolture annuali, l’esatto contrario delle policolture perenni, e fa il contrario di ciò che fa la natura: distrugge il topsoil.

“Il deterioramento del suolo è l’inevitabile danno dell’agricoltura all’ambiente”, scrive Steven Stoll.

O, come dice Tom Paulison, “Il pianeta si sta spellando”.

 

L’agricoltura è una catastrofe che non permette mai alla terra di guarire.

E mantenere la terra nuda comporta uno sforzo enorme.  Perché la vita vuole vivere.  Gli alberi cercano di creare una foresta, le erbe vogliono la loro prateria e le acque desiderano una zona umida.

Se si abbandona un terreno disboscato nel New England, si troveranno bacche e rovi, poi sommacco e betulla, poi aceri, querce e pini. In cinque anni sarà ricoperto di alberelli; in dieci anni saranno troppo grandi per essere tagliati con una sega a mano. È la terra che si protegge, ricoprendo il suo corpo con un’armatura vivente di verde.

Ma la sua armatura non è abbastanza spessa, non quando gli aggressori sono gli esseri umani.

L’agricoltura è più che altro una guerra, un attacco a tutto campo ai processi che rendono possibile la vita. E l’agricoltura non è una guerra vera e propria perché le foreste, le zone umide e le praterie, la pioggia, il suolo, l’aria non possono reagire.

L’agricoltura è più che altro una pulizia etnica, che spazza via gli abitanti indigeni per permettere agli invasori di conquistare la terra.

È una pulizia biotica, un biocidio.

“Nella storia della civiltà… il vomere è stato molto più distruttivo della spada”.

Non è non violento. Non è sostenibile. E ogni boccone del suo cibo è carico di morte”.

Capitale Antropico in Gaia

Dopo la Rivoluzione Agricola - La situazione oggi

Ipotizziamo, semplificando, che oggi, dopo 12.000 anni dall’inizio della rivoluzione agricola, la superficie terrestre pari a 51,0 x x 109 [ha] sia così ripartita:

  • Oceani: 36,1 x 109 [ha];
  • Terre Emerse: 14,9 x 109 [ha], di cui:
    • Acque Interne (es.: Fiumi, Laghi): 0,4 x 109 [ha];
    • Terre Inospitali (Barren Lands, polar ice, tundra, deserts):  4,2 x 109 [ha];
    • Foreste: 1,5 x 109 [ha];
    • Praterie: 1,0 x 109 [ha];
    • Antroposistemi pesanti quali “Infrastrutture e Strutture”: 0.2 x 109 [ha], ovvero 2.000 miliardi di mq;
    • Antroposistemi leggeri “Arable Lands” ovvero terreni coltivati: 1.6 x 109 [ha];
    • Antroposistemi leggeri “Pastures” ovvero terreni a pascolo: 3.5 x 109 [ha];
    • Antroposistemi leggeri “Silviculture” ovvero terreni a selvicoltura: 2.5 x 109 [ha].
Oggi, Cerere non coincide più con Gaia.
Prometeo è nato e si è sviluppato enormemente arrivando a coprire 7,8 x 109 [ha], lasciando a Cerere solo 6.7 x 109 [ha].
Escludendo le terre inospitali, a Cerere rimangono solo 2,5 x 109 [ha] a praterie e foreste.
Una ipotetica ripartizione delle superfici terrestri dopo la Rivoluzione Agricola - Oggi
Una ipotetica ripartizione delle superfici terrestri dopo la Rivoluzione Agricola - Oggi

Variazioni dell'uso delle Terre emerse tra lo stato pre-agricolo e oggi

Confrontiamo la variazioni intervenute nelle Terre Emerse tra lo stato ante rivoluzione agricola e lo stato attuale, dando per buoni i dati esposti, pur sapendo che sono dati molto approssimativi.

La superficie terrestre delle terre emerse, pari a 14,9 x 109 [ha], ha registrato le seguenti variazioni:

Terre EmerseAntePostVariazione
Acque Interne0,4 x 109 [ha]0,4 x 109 [ha]0 [ha]
Terre Inospitali4,02 x 109 [ha]4,2 x 109 [ha]0,00 x 109 [ha]
Foreste5,80 x 109 [ha]1,5 x 109 [ha]– 4,30 x 109 [ha]
Praterie4,5 x 109 [ha]1,0 x 109 [ha]– 3,5 x 109 [ha]
Infrastrutture e Strutture0 x 109 [ha]0,2 x 109 [ha]+ 0,2 x 109 [ha]
Arable Lands0 x 109 [ha]1,6 x 109 [ha]+ 1,6 x 109 [ha]
Pastures0 x 109 [ha]3,5 x 109 [ha]+ 3,5 x 109 [ha]
Silviculture0 x 109 [ha]2,5 x 109 [ha]+ 2,5 x 109 [ha]

PRIME OSSERVAZIONI

Una prima osservazione è immediata: La superficie del capitale naturale è diminuita fortemente.

Le terre inospitali, in estensione, sono rimaste allo stesso livello di 4.2 x 109 ha;

Le foreste, in estensione, sono passate da 5,80 x 109 ha a 1.5 x 109 ha, con una variazione in diminuzione di 4,30 x 109 ha.

Le praterie, in estensione, sono passate da 4.5 x 109 ha a 10 x 109 ha, con una variazione in diminuzione di 3.5 x 109 ha.

Al contrario, il capitale antropico è aumentato:

Le terre destinate a silvicoltura sono aumentate da 0 ha a 2.5 x 109 ha.

Le terre destinate a pascolo sono aumentate da 0 ha a 3.5 x 109 ha.

Le terre destinate alle coltivazioni di piante erbacee e di piante arboree sono aumentate da 0 ha a 1.6 x 109 ha.

Infine, le terre destinate a infrastrutture e strutture sono aumentate da 0 ha a 0.2 x 109 ha.

Capitale Antropico in Gaia

INFRASTRUTTURE

Le terre destinate a infrastrutture e strutture sono aumentate da 0 ha a 0.2 x 109 ha.

Almeno un quarto di questo aumento va assegnato alla costruzione di strade.

La stima della lunghezza delle strade costruite che si può trovare in

https://www.cia.gov/the-world-factbook/field/roadways/country-comparison/

è di circa 64.000.000 km ovvero di 64 x 109 m.

La stima riportata per molti paesi, Italia compresa (2007), è di anni addietro. Non è attuale.

Ipotizzando una larghezza media di 10 m, otteniamo la seguente stima grossolana della superficie terrestre dedicata alla rete stradale:

64 x 109 m x 10 m = 640 x 10m2, uguale, arrotondando per difetto, a 6 x 1011 m2, che, espressa in miliardi di ettari, è pari a  0.06 x 10ha.

Dalla stessa fonte, la stima della lunghezza della rete ferroviaria costruita è di circa 1.375.000 km ovvero di 1,375 x 109 m.

Ipotizzando una larghezza media di 10 m, otteniamo la seguente stima grossolana della superficie terrestre dedicata alla rete ferroviaria:

1,375 x 109 m x 10 m = 13,75 x 10m2, uguale, arrotondando per eccesso, a 1.5 x 1010 m2, che, espressa in miliardi di ettari, è pari a  0.015 x 10ha.

Sommando la rete stradale alla rete ferroviaria otteniamo 0.06 x 10ha + 0.015 x 10ha = 0.075 x 10ha.

A queste, vanno aggiunte le aree usate per dighe, brecce, sbarramenti, canali, fossi di irrigazione e drenaggio, bacini, dighe e acquedotti per l’accumulo, il trasporto e  la distribuzione dell’acqua potabile, oleodotti per l’accumulo, il trasporto e  la distribuzione del petrolio, gasdotti per l’accumulo, il trasporto e  la distribuzione del gas, bacini, dighe, centrali e linee per la produzione, l’accumulo, il trasporto e  la distribuzione dell’energia elettrica, pilastri, pali, antenne, ripetitori  per le telecomunicazioni terrestri, e, infine, piattaforme di lancio per satelliti, mezzi aerei di costruzione e manutenzione di stazioni orbitali.

STRUTTURE

Oltre alle aree sottratte a Cerere per le reti di infrastrutture, le altre aree sottratte dagli antroposistemi sono le aree coperte dalle superfici destinate a finalità  residenziali, agricole, artigianali e industriali, silvicolturali e infrastrutturali di arrivo e partenza (stazioni, porti, aeroporti e centri di arrivo e partenza per i vari “-dotti”) di ognuna delle città.  

LE 10.000 CITTà

Non ho idea di quale sia il tipo e la quantità di strutture realizzate e ancora idonee all’uso esistenti oggi sulle terre emerse.

Ma vorrei affrontare il problema da un altro punto di vista.

Ipotizziamo di voler realizzare tanti grattacieli da 40 piani, tipo quelli descritti nel capitolo Comunità al paragrafo Grattacieli, quanti ne sono necessari per ospitare tutta la popolazione umana.

Facciamo quattro calcoli.

Popolazione umana prevista al 2050: 10.000.000.000 di persone.

Capienza di un grattacielo tipo: 3.360 persone.

Numero di grattacieli necessari al 2050: 10.000.000.000 / 3.360 = 2.976.619 grattacieli, arrotondati a 3.000.000 di grattacieli.

Cubatura di un grattacielo: 140 m  x 24 m x 140 m = 470.400 mc.

Se ipotizziamo un costo di costruzione di un mc di grattacielo pari a 150 €/mc, costo calcolato senza profitti e giga paghe per progettisti, dirigenti e casta politico-finanziaria, come previsto dal sistema economico proposto, allora il valore di un grattacielo sarà pari a: 470.400 mc x 150 €/mc = 70.560.000 €.

Dai dati soprariportati otteniamo che la cubatura di 3.000.000 di grattacieli è paria 470.400 x 3.000.000 =  1.411.200.000.000 mc e il valore totale di 3.000.000 di grattacieli sarà pari a: 1.411,2 x 10mc x 150 €/mc = 211,68 x 1012 €.

A questo valore va aggiunto un valore per i beni mobili con cui arredare / attrezzare gli spazi dei grattacieli ipotizzata pari a 50 €/mc per un valore per grattacielo pari a 50 €/mc x 470.400 mc / grattacielo =  23.520.000 € / grattacielo, e un valore planetario pari a 23.520.000 € / grattacielo x 3.000.000 grattacieli = 70,56  x 1012 €. 

Quante terre verrebbero sottratte per la parte residenziale ovvero per la costruzione di 3.000.000 di grattacieli?

Se ipotizziamo una città media di 1.000.000 di persone, limitandoci alla parte residenziale, da 128 esagoni residenziali l’una, coprenti ciascuna un’area di 6.000 ha circa corrispondenti a un cerchio di raggio r = 4.371 m, verrebbero utilizzati, realizzando 10.000 città a livello planetario, 60.000.000 ha ovvero 0.060 x 109 ha. 

Perché grattacieli da 40 piani? Per ridurre il consumo di territorio.

Se, per esempio, decidessimo di fare grattacieli da 8 piani, mantenendo fisse tutte le altre dimensioni, potremmo immaginare di tagliare il grattacielo da 40 piani in 5 blocchi  lungo un piano orizzontale, ciascun blocco essendo un grattacielo da 8 piani.

Solo questo fatto moltiplica per 5 sia il numero di grattacieli a livello planetario, da 3.000.000 a 15.000.000, sia l’area coperta dai grattacieli, da 100 ha (99 ha per la precisione) a 500 ha (495 ha per la precisione) per ogni città da 1.000.000 di abitanti circa, e da 1.000.000 ha a 5.000.000 ha a livello planetario.

Se, per fare un altro esempio, decidessimo di fare grattacieli da 1 piano, mantenendo fisse tutte le altre dimensioni, potremmo immaginare di tagliare il grattacielo da 40 piani in 40 blocchi lungo un piano orizzontale, ciascun blocco essendo un grattacielo da 1 piano.

Solo questo fatto moltiplica per 40 sia il numero di grattacieli a livello planetario, da 3.000.000 a 120.000.000, sia l’area coperta dai grattacieli per ogni esagono, da 100 ha a 4.000 ha per ogni città, e da 1.000.000 ha a 40.000.000 ha a livello planetario!

CORONA CIRCOLARE AGRICOLA

Per quanto riguarda la corona agricola, ipotizziamo un sistema di coltivazione che preveda una rotazione triennale tra: 

  1. set-aside,
  2. pascolo e 
  3. coltivazione.

Allora, ogni città necessiterebbe di 50.000 ha x 3 = 150.000 ha per nutrire 1.000.000 di persone. 

Una corona circolare di 1.500.000.000 mq attorno al cerchio residenziale con raggio 4.371 m, avrebbe una altezza pari a circa 21.415 m. 

Quindi per andare dal centro città a un punto del cerchio che delimita superiormente la corona circolare agricola, dovremmo camminare per 25.786 m, quasi 26 km.

Ricordo che a tali ettari della corona circolare agricola vanno aggiunti i circa 2.000 ha, coltivati a frutta e ortaggi, corrispondenti a un terzo dei 6.000 ha interni agli esagoni (un terzo dei 46 ha circa interni a ognuno dei 128 esagoni).

Il cerchio esterno della corona circolare agricola avrebbe una circonferenza pari a 2pi-greco r = 2 x 3.14 x 25.786 = 161.938 metri, arrotondando per eccesso.

Lungo la faccia interna di questa circonferenza verrebbero costruite le strutture agricole e lungo la faccia esterna di questa circonferenza verrebbero costruite le strutture artigianali e industriali.

CORONA CIRCOLARE ARTIGIANALE E INDUSTRIALE

Ipotizziamo che la corona circolare che ospita sulla faccia volta verso l’interno della città le strutture agricole e sulla faccia rivolta verso l’esterno della città le strutture artigianali e industriali sia spessa 1.000 m.
Allora, avremmo che la corona circolare ospitante le strutture artigianali e industriali coprirebbe un’area pari a (26.7862 – 257862) x pi-greco = 16.483 ha.

Se alcune aree della corona circolare ospitante le strutture artigianali e industriali fossero libere, esse potrebbero temporaneamente ospitare macchie boscate.

CORONA CIRCOLARE SELVICOLTURALE

Tra la corona circolare artigianale e industriale e la corona circolare infrstrutturale è prevista una corona circolare selvicolturale.

Ipotizziamo che la corona circolare selvicolturale abbia un’altezza di 11.214 m, allora essa coprirebbe un’area pari a (38.0002 – 26.7862) x pi-greco =  228.124 ha.

CORONA CIRCOLARE INFRASTRUTTURALE

Ipotizziamo che la corona circolare circolare infrastrutturale abbia un’altezza di 100 m, allora essa coprirebbe un’area pari a (38.1002 – 380002) x pi-greco =  circa 2.390 ha.

Anche in questo caso, se alcune aree della corona circolare ospitante le centrali infrastrutturali fossero libere, esse potrebbero temporaneamente ospitare macchie boscate.

VISIONE D’INSIEME

Allora, a livello planetario, avremmo che:

  • le 10.000 corone circolari residenziali coprirebbero 0,60 x 109 ha;
  • le 10.000 corone circolari agricole coprirebbero 150.000 ha x 10.000 città = 1.500.000.000 ha ovvero 1,5 x 109 ha;
  • le 10.000 corone circolari artigianali e industriali coprirebbero (26.7862 – 25.7862) x pi-greco x 10.000 città = 164.830.000 mq x 10.000 città = 16.483 ha x 10.000 città = circa 0,165 x 109 ha;
  • le 10.000 corone circolari a silvicoltura coprirebbero (38.0002 – 26.7862x pi-greco x 10.000 città = 2.281.240.000 mq x 10.000 città = 228.124 ha x 10.000 città = circa 2,281 x 109 ha;
  • le 10.000 corone circolari infrastrutturali coprirebbero (38.1002 – 38.0002x pi-greco x 10.000 città = 23.895.400 mq x 10.000 città = circa 2.390 ha x 10.000 città = circa 0,0239 x 109 ha.
Per concludere, gli antroposistemi sarebbero costituiti da 10.000 città circolari con un raggio di poco meno di 40.000 m, a cui corrisponderebbe una copertura delle terre emerse pari a 3,9674 x 109 ha contro le attuali 7,8  x 109 ha, con una restituzione a Cerere di 3,8326  x 109 ha di terre emerse.

EARTH CARE

Obiettivo raggiunto!

Trovata la via per creare un futuro in cui gli ecosistemi siano protetti e, quando possibile, dove possibile, ripristinati.

In pratica, seguendo questa via, potremmo restituire quasi quattro miliardi di ettari a Cerere.

Land Use al 2050 - Tabella Riassuntiva

TERRE EMERSEOGGIAL 2050VARIAZIONE
Acque Interne0,4 x 109 [ha]0,4 x 109 [ha]0 x 109 [ha]
Terre Inospitali4,2 x 109 [ha]4,2 x 109 [ha]0 x 109 [ha]
Foreste1,5 x 109 [ha]2,7326 x 109 [ha]+ 1,2326 x 109 [ha]
Praterie1,0 x 109 [ha]3,6 x 109 [ha]+2,6 x 109 [ha]
Infrastrutture e Strutture0,2 x 109 [ha]0,1864 x 109 [ha]– 0,1361 x 109 [ha]
–        Reti Stradale e Ferroviaria0,075 x 109 [ha]0,075 x 109 [ha]0 x 109 [ha]
–        Altre Reti ??
–        Corona Circolare Residenziale 0,60 x 109 [ha]+ 0,60 x 109 [ha]
–        Corona Circolare Artigianale e Industriale 1,165 x 109 [ha]+ 1,165 x 109 [ha]
–        Corona Circolare Infrastrutturale 0,0239 x 109 [ha]+ 0,0239 x 109 [ha]
Corona Circolare Agricola, di cui1,6 x 109 [ha]1,0 x 109 [ha]– 0,6 x 109 [ha]
        –        Terreni Coltivati 0,5 x 109 [ha] 
        –        Set Aside 0,5 x 109 [ha] 
Pascoli (al 2050 parte della Corona Circolare Agricola)3,5 x 109 [ha]0,5 x 109 [ha]– 3,0 x 109 [ha]
Corana Circolare a Silvicoltura2,5 x 109 [ha]2,281 x 109 [ha]– 0,219 x 109 [ha]

Il processo qui impiegato per dimensionare una città di fantasia standard è un processo logico molto utile e per me può essere applicato nella realtà del nostro pianeta.

Ovviamente, fantasia è pensare a 10.000 città ciascuna di 1.000.000 di persone.

Il territorio e la popolazione umana del pianeta non si prestano a una simile semplificazione.

Fantasia è pensare di poter costruire città fatte di corone circolari complete.

Le caratteristiche fisiche del nostro pianeta mal si prestano a una simile semplificazione. 

In molti casi, vuoi per la presenza di rilievi, vuoi per la presenza di corpi di acqua dolce (fiumi, laghi. paludi, lagune acquitrinose), si dovrà ricorrere a sezioni di corone circolari e variare l’altezza delle stesse.

E ancora in molti altri casi si dovrà deviare dal modello standard, vuoi per le caratteristiche geologiche dei terreni, vuoi per le caratteristiche pedoclimatiche delle diverse località geografiche.

Il processo logico resterà comunque utile e una posizione dominante nelle varie fasi della progettazione dovrebbe essere assegnata agli ecologi di Gaia, al fine di mantenere la Vita al cuore di tutte le soluzioni tecniche proposte.

COLTIVAZIONI

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PASCOLO

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SELVICOLTURA

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PRATERIE

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FORESTE

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TERRE INOSPITALI

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